
30° CONVEGNO INTERNAZIONALE
"Tu sei il Cristo" (Mc 8, 29)
Un anniversario importante
Il XXX Convegno della Comunità Maria si è aperto in un clima di fratellanza e di gioia.
Trent’anni di cammino sono una tappa importante, un anniversario confortato dall’amorevole attenzione dei pastori della Chiesa, espressa attraverso la Benedizione Apostolica del nostro amato Papa e dalle incoraggianti parole pervenuteci da parte dell’arcivescovo della Diocesi di Taranto. Tutto ciò ci incoraggia ad avere fiducia nel progetto di Dio.
Come affermato dal Comitato di Servizio ad introduzione dell’incontro: “siamo certi che Gesù guida la Comunità Maria attraverso disegni che non sono umani, consapevoli che Dio stesso ha scelto e fondato questa Comunità e che lo Spirito Santo la guida e si serve di essa nonostante le nostre imperfezioni: «Lo Spirito Santo scrive sulle righe storte».
Una sola parola
“Tu sei il Cristo”, l’affermazione di Pietro rivolta a Gesù è il punto focale del nostro incontro. Ogni uomo ha bisogno di dirigere i suoi passi verso il riconoscimento di questa verità.
Nel clima gioioso della preghiera animata dalla lode e dai canti si afferma in maniera tangibile la presenza del Cristo vivo. In particolare, attraverso l’adorazione eucaristica la Comunità raccolta rivive la tenerezza di sentirsi chiamata per nome, di lasciarsi guarire, consolare, liberare da Gesù che passa in mezzo al Suo popolo. Il velo del tempio è squarciato, Dio si rivela ed è subito nuova creazione. Sopra ogni cosa, oltre ogni gesto, ogni preghiera o canto una sola parola si imprime: Tu sei il Cristo.
Un'amicizia consolidata
L’intervento di Sua Eccellenza Mons. Gestori, Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatrasone – Montalto Marche, a cui ci lega un’amicizia ormai consolidata, ci offre importanti spunti di riflessione. La figura di Zaccheo, uomo ricco ma odiato perché esattore delle tasse, arricchitosi a danno degli altri, è immagine dell’uomo che nonostante gli agi in cui vive sente un’insoddisfazione, un desiderio di essere libero, riuscito. Queste le parole che ci hanno più colpito: «per poter dire Tu sei il Cristo, non solo a parole, occorre una fede pensata. Paradossalmente, possiamo dire nel mondo c’è troppa fede, la gente crede un po’ a tutto e a tutti. Tuttavia queste credenze non rendono libero l’uomo, piuttosto lo schiavizzano. Una fede autentica invece, dona serenità, gioia, voglia di vivere, libertà. La catechesi e l’ascolto della Parola sono le premesse per una fede che dona la libertà.
Accanto alla fede bisogna avere speranza, una speranza certa. Troppa gente vive sfiduciata, depressa non guarda al futuro in modo sereno. Quando manca la speranza manca la vita. Non dobbiamo affrontare la giornata con stanchezza, con sfiducia, a testa bassa, ma a testa alta perché Gesù ci dona uno Spirito di fortezza, di coraggio e di speranza. Chi è portatore dello Spirito di Dio non può non avere il gusto e la gioia di vivere nonostante tutte le difficoltà che può incontrare. Il mondo in cui viviamo è anche povero di gioia interiore. Molto spesso dietro un’apparente felicità si nascondono solitudini e delusioni personali. La gioia autentica è qualcosa di interiore, non si può organizzare, si deve sentire».
Vivevano insieme
Le prime Comunità cristiane vivevano in piena comunione, anche la povertà materiale era superata dall’amore vicendevole. S.E. Mons. Loppa, Vescovo della diocesi di Anagni-Alatri, ci ha fatto riflettere su cosa significa e come può essere interpretata oggi questa dimensione comunitaria. Ci ha espresso il sogno di una chiesa dove ognuno sia disposto a condividere soprattutto la propria disponibilità, il tempo, la qualità della vita. Durante la preghiera il Signore ci fa riscoprire il dono di essere un solo corpo. Stringere la mano del fratello è come stringere la mano di Gesù: queste parole ascoltate molte volte, vogliono diventare esperienza vissuta. Ci interroghiamo: quante volte viviamo come monadi? Quante ci chiudiamo nella nostra autosufficienza?
Dipingi la mia vita...e arcobaleno sarà
Lo spettacolo organizzato dai giovani della Comunità, attraverso simpatiche scene, con canti e danze ha portato una ventata di sana auto-ironia sui nostri comportamenti quotidiani. Uno sfondo bianco con un solo punto nero ci ha ricordato come molte volte mortifichiamo lo Spirito che vive in noi, mortifichiamo gli altri con il nostro giudizio personale, riducendoli ad un punto incolore. Durante lo spettacolo quello sfondo ha preso vita, è stato disegnato e colorato, è diventato cielo, casa, persone: così opera lo Spirito ridisegnando la vita di ognuno di noi e colorando magnificamente noi stessi e il mondo che ci circonda.