
INCONTRO REGIONALE CALABRIA 2007
"...Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome" (At.15,14)
Chiamati per amore! Sentirsi amati, affinché l’amore sia la porta per tutti coloro che il Signore vorrà chiamare!!!
… Un pomeriggio grigio, freddo e pungente ci accoglie nella splendida tenuta del Villaggio del Pino, ma qualcosa nell’aria fa presagire che una cosa nuova il Signore sta preparando in mezzo a noi. La prima sensazione è immediata, già all’arrivo sulle pendici dell’Aspromonte.
Nulla è come prima, si respira un’aria diversa: ognuno svolge con accuratezza il proprio compito, i fratelli e le sorelle dell’organizzazione approntano le apparecchiature per l’amplificazione della sala e la sistemazione dei fiori e dei vari addobbi. Tutto ciò potrebbe sembrare qualcosa di assolutamente normale, di banalmente “usuale”, ma non è così, tutto sembra sospinto da una forza diversa, da una distesa atmosfera che si fa operante in mezzo a noi, senza alcun tremore, né ansie né aspettative, in assenza delle solite arrabbiature per ogni minima sciocchezza.
Osservo quanto accade e comincio pensare: ”Beh!! forse ormai l’abitudine scandisce la ripetitività delle nostre azioni, la stanchezza guida ormai i nostri passi o forse la delusione ha preso il sopravvento sullo stupore delle cose di Dio”, ma qualcosa in me non si convince pienamente di queste conclusioni … e quanto fosse lontano il mio sentire, lo intuisco già dal primo momento in cui ci accingiamo ad aprire il nostro annuale incontro. Un'accoglienza semplice, ma vera ed una preghiera altrettanto semplice, ma potente, si alza in mezzo a noi fin dal primo istante.
È chiara l’immagine: non è un popolo sconfitto o arreso, ma un popolo che conosce la propria debolezza, i propri bisogni, e cerca nel suo Signore il proprio riparo, la propria salvezza e Lui, come sempre, ci ripaga nella sua potente ed infinita misericordia, realizzando in mezzo a noi la parola di Paolo che si fa più che mai vera, viva, reale “nella tua debolezza è manifesta la Mia grazia”.
Così è! Dio ci ha chiamati e consacrati, conoscendoci ed amandoci per ciò che siamo, con tutto il bagaglio delle nostre povertà, ma scelti per essere segno tangibile del suo amore e della sua gloria.
“Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: «Fratelli, ascoltatemi, Simone ha riferito come fin da principio Dio ha scelto tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: dopo queste cose ritornerò e riedificherò la capanna di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, perché anche gli altri uomini cerchino il Signore… »”
Il Signore parla e il suo popolo ascolta, comprende, si rianima, nonostante la sua miseria. Dio conferma la sua chiamata, la nostra consacrazione a Lui diventa finalmente “consapevole”.
La guarigione grande che avviene in mezzo a noi, quanto Egli desidera è che la sua presenza non rimanga un’effimera e passeggera sensazione di un momento, ma che si sperimenti appieno e divenga radicata e sicura la certezza di non essere mai abbandonati da Lui. La fede ci sospinge verso questo grande salto di qualità; un popolo che nel corso di questo ritiro sul monte acquista gradatamente, attraverso una cammino di purificazione da sé stesso, piena coscienza dell’amore di Dio.
Il tragitto che Dio ci propone, attraverso la Parola di S. Paolo, è come un nuovo Israele che attraversa il Mar Rosso e giunge stanco, ma festante, all’agognata mèta, come una nuova samaritana che va al pozzo e d’improvviso si accorge di attingere personalmente alla fonte della vita. La Comunità Maria ha oggi questo percorso da compiere: passare dal “sentito dire” al “sentire e vivere coscientemente dentro al proprio cuore” la certezza di essere amata dal suo Dio.
Per far questo occorre restaurare la casa di Davide, rialzarne le capanne. È Lui che ci dice: «Riedificherò la capanna di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, perché anche gli altri uomini cerchino il Signore». Ricostruire le capanne è simbolicamente ricostruire ognuno di noi perché sia guarita la Comunità intera e attraverso la Comunità altri uomini giungano alla salvezza.
Occorre diventare singolarmente delle capanne accoglienti, e insieme un'unica grande capanna pronta ad accogliere coloro che sono ancora lontani.
Questa è la strada che il Signore sta tracciando dinanzi a noi. “Coraggio, si va avanti…”