
“...Ora dedicatevi col cuore e con l’anima alla ricerca del Signore nostro Dio” (1Cr 22,19)
Nel XIII Incontro delle comunità di Sicilia, il Signore ha voluto donarci una profezia di speranza e di consolazione tratta dal primo libro delle Cronache “...Ora dedicatevi col cuore e con l’anima alla ricerca del Signore nostro Dio” (1Cr 22,19). In realtà il versetto ricade in un brano che fa un’ampia premessa della situazione che stavano vivendo gli Israeliti. Il popolo di Dio, punito dal Signore con l’esilio per essersi allontanato dal culto del vero Dio per rivolgersi ad idoli pagani, e dopo aver visto distrutto il Tempio, sotto il regno di Re Davide, riceve il “placet” dal Signore per la tanta sospirata ricostruzione.
È il segno del ripristino dell’Alleanza di Dio con il suo popolo. Davide esorta gli Israeliti, dopo tante battaglie e tanto sangue versato, a deporre qualsiasi altro intento per “dedicarsi” al Signore spingendoli a compiere, sotto la guida di suo figlio Salomone, una sontuosa ricostruzione del Tempio, con i materiali più preziosi e all’avanguardia dell’epoca e che darà lustro ad una di quelle che, a buona ragione, viene considerata come una delle meraviglie del mondo antico.
Allo stesso modo, attraverso l’invito di Davide, il Signore da a noi della Comunità Maria, a noi che l’abbiamo vista sorgere e crescere, proprio a noi che, come i discepoli, “abbiamo perseverato con Gesù nelle sue prove”, sì, proprio a noi, il Signore affida il compito di rimboccarci le maniche ed iniziare a riedificare un “nuovo tempio”, a partire dai nostri cuori, che diventi nuovamente luogo di annuncio, testimonianza, scambio e condivisione dei doni, e dell’amore di Dio. Perché “...chiunque è in Cristo è una creatura nuova… le cose vecchie sono passate, ecco ne stanno sorgendo delle nuove...”.
É stato bello, in questi giorni, scorgere dai volti di tanti, vere e calde lacrime che rigavano le guance... non per la tristezza, ma per la gioia di riscoprirsi, ancora di nuovo, fratelli come nella prima ora, chiamati ad erigere con gioia il tempio del Signore, quel luogo benedetto che Gesù e Maria hanno scelto, nel costituire la Comunità Maria, come spazio di accoglienza, guarigione e liberazione per i tanti poveri e disperati che bussano senza trovare, a volte, le vere e necessarie risposte che si attendono... e che il Signore vuol dar loro... A volte il Signore si è servito della Comunità Maria per dare queste risposte... dobbiamo fare in modo, sacrificando ancor più la nostra vita al totale servizio del Signore, che queste risposte di Dio giungano più forti e incisive a molti più fratelli, molte più situazioni nella concretezza degli aspetti più spiccioli della vita di ognuno... questo è il grande mistero racchiuso nell’Incarnazione di Cristo, questo è il mistero che dobbiamo contemplare e svelare a coloro che si avvicinano a noi.
Padre Antonello Angemi, Parroco di Ganzirri, ci svela autentiche “perle” di spiritualità che ben si adattano con il contesto che vive oggi la Comunità Maria, e ci propone una bella analogia, partendo dai materiali usati per la costruzione del tempio, che contiene spunti di riflessioni utili alla comprensione del nostro ruolo nell’edificazione del “tempio spirituale” a cui siamo chiamati.
Nel testo biblico, si parte dalle pietre che, con martello e scalpello, bisogna squadrare per renderle idonee alla costruzione. Come non pensare al parallelismo che l’apostolo Pietro traccia nella sua prima lettera quando si rivolge ai credenti che come pietre vive si rendono disponibili ad essere utilizzate dallo Spirito Santo per ben amalgamare e assemblare l’edificio spirituale, il Corpo di Cristo che è la Chiesa. Il secondo materiale utilizzato è il ferro: in esso è descritta l’efficacia della Parola di Dio definita da San Paolo come la spada affilata che penetra fin nei più profondi recessi del cuore e separa ciò che è di Dio da ciò che gli si oppone. É la parola di Dio che illumina e rischiara la vita spirituale dei credenti e delle comunità. É lei che, attraverso lo Spirito Santo, opera nei cuori e non torna al Padre “senza aver operato ciò per cui è stata inviata”. Ecco perché senza un costante riferimento ad essa, catechetico e formativo, anche la sola preghiera rischia di non essere sufficiente per la crescita della comunità.
Davide prosegue nell’indicazione dei materiali per il tempio e raccomanda il bronzo. Il bronzo è il materiale con cui, nell’antichità, si costruivano gli elmi e San Paolo non ha esitazioni nel raccomandare di rivestirsi dell’“elmo della salvezza, cioè la fede”. É la fede che ci annuncia e conferma che la Comunità Maria è dono di Dio. Condizioni di “sopravvivenza” nella comunità sono la fiducia (nonostante i limiti e peccati dei fratelli) e la sottomissione gli uni agli altri, così come l’Apostolo richiama, rinunciando ai propri progetti anche se ammantati di bellezza e santità. Se guardo il fratello con gli occhi di Gesù… vedo come Lui lo ama, e vedo il dono che il fratello è per me. Senza la fiducia la comunità si divide e… perde pezzi! Perché il maligno insinua il sospetto reciproco.
Infine l’ultimo materiale, il legno di cedro. Dal cedro si ricava un’essenza profumata che si può sublimamente associare al profumo di Cristo che emana dalla carità. “Le pietre divengono «casa di Dio» solo quando sono coese con l’olio profumato dell’amore… Nessuno rimarrebbe in questa costruzione se mancasse questa condizione: l’amore reciproco” (Sant’Agostino). Se desideriamo che gli altri non solo si avvicinino alla comunità ma rimangano senza paura, si deve “vedere” l’amore... sempre! L’Amore di Dio si serve dei nostri limiti, delle nostre piccole capacità di accoglienza e di ascolto per poter entrare nel cuore dei fratelli e far sentire loro quanto Dio li ama. Per divenire simili strumenti è, però, indispensabile una condizione: rinunciare a noi stessi!
Padre Antonello conclude la sua relazione con la descrizione dell’Arca dell’Alleanza che viene posta nel cuore del tempio: essa è fatta di legno rivestito d’oro, coperchio d’oro su cui son posti due cherubini. Essa custodisce le Tavole delle Legge. I Padri della Chiesa hanno da sempre identificato l’Arca con Maria. Di conseguenza è solo il tempio, la comunità che accoglie nel suo intimo la presenza materna di Maria, che può divenire luogo privilegiato su cui si effonde lo Spirito Santo “sposo” della Vergine, che l’ha “coperta con la sua ombra”. E così come, andando da Elisabetta, Maria nel salutare “provoca” un’effusione di Spirito Santo che “contagia” anche il figlio che la cugina porta in grembo, allo stesso modo Ella, che è Madre della Chiesa, suscita l’accoglienza e la disponibilità dei cuori e della comunità a vivere il “sì” che ha cambiato la storia dell’umanità. Solo rimanendo uniti a Maria veniamo “esorcizzati” dalle tentazioni di orgoglio e superbia capaci di annidarsi anche nelle intenzioni più nobili. Soltanto uniti a Maria ci è facile resistere alle tentazioni contro la purezza del cuore senza le quali l’amore svanisce “come nebbia al primo sole” e si rischia di divenire “cembali che rimbombano” senza alcun frutto. Quando Maria entra in un’anima non rimane inoperosa… partendo da lì essa genera e partorisce Gesù e mette il desiderio dell’adorazione continua di Gesù Eucaristia. Adesso sì che possiamo dedicarci a Dio per la costruzione del tempio… manca solo una pietra... LA MIA!
Sono intervenuti all’Incontro, Padre Gaetano Tripodo, Vicario episcopale e Direttore Caritas della Diocesi di Messina-Lipari-S.Lucia del Mela, Padre Mario Rocca e Padre Gaetano Carmelo Vicario, Parroco di Rocca di Caprileone.
Durante il convegno, la comunità ha portato in scena il musical “Alla ricerca del Salvatore” che ha presentato tra canti e danze, la scelta di obbedienza e gioia di Maria e Giuseppe.
La Giovane di Nazareth e il suo Sposo hanno accolto la volontà di Dio anche quando non tutto era chiaro e umanamente accettabile. Radicati nella fede delle Sacre Scritture e nella Religione dei Padri hanno scelto, non senza turbamento interiore, di farsi piccoli strumenti di un progetto infinitamente più grande di loro. É Maria che ci fa vedere che è il semplice e sincero “si” a Dio che rende anche le più ordinarie “cose” delle grandi cose.
Ogni anno la Comunità Maria di Messina porta in scena una rappresentazione sacra come mezzo di evangelizzazione. Il musical è stato anche ripresentato, durante il periodo natalizio, nella Parrocchia di Ganzirri e a Barcellona Pozzo di Gotto, come segno di condivisione per i fratelli colpiti dalla tragedia dell’alluvione del novembre scorso.