
XIX° INCONTRO REGIONALE DELLA SICILIA
“Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo”. (1 Cor 12, 13)
"Anna è vostra!"...
Ero con Nicola, in ospedale, e lui, membro responsabile del CdS, stava rispondendo al telefonino alle tante chiamate di sostegno e di preghiera, mentre ci recavamo a farle visita. Un paio di giorni prima Anna, come di consueto , si stava recando a scuola in una remota provincia di Messina, ma, mentre saliva sull’autobus, era caduta all'indietro battendo violentemente la testa sull'asfalto... Era rimasta immobile, priva di conoscenza. Subito soccorsa da un'ambulanza e trasportata al più vicino ospedale, i medici, resisi conto della gravità della situazione, l’avevano trasferita in elicottero al Policlinico di Messina dove veniva intubata e posta in rianimazione... Com'è facile immaginare, “un’onda" di preghiere si era levata dalle comunità di tutta Italia e, quasi incredibilmente, dopo un paio di giorni, Anna era nuovamente ristabilita e poteva conversare con i suoi cari e i fratelli della comunità.
Cosa c'entra tutto ciò con il XIX Incontro Regionale della Comunità Maria della Sicilia che si è svolto, come di consueto, a Brolo, dal 17 al 19 novembre? Rispondiamo con la Profezia dell'incontro:
"Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo..." (1 Cor. 12,13)
E’ questo che abbiamo vissuto: una conversione, al Signore, certamente, ma ineludibilmente attraverso una "conversione alla Comunità", al Corpo di Cristo, alla Chiesa. Ecco perché Nicola, pur frastornato dalla dura prova, conservava una fede ardente nel cuore che le derivava, sì, dal pieno abbandono nelle mani del Signore, ma anche dalla consapevolezza di non dover nemmeno "raccomandare" Anna alle preghiere dei fratelli, perché, come ha ripetuto, "Anna è vostra..." custodita dall'amore e dalla comunione della Comunità... Nulla l’avrebbe toccata al di fuori della volontà di Dio...
E torniamo all’incontro di Brolo, a questa straordinaria tre-giorni di preghiera in cui, di anno in anno, il Signore riesce a sorprenderci con la sua grazia imprimendo al cammino della comunità un’impronta che ci accompagna nel tempo.
L’esordio non può che partire dall’invocazione allo Spirito della domenica di Pentecoste… “C’è un fuoco che nasce in chi si aspettare, in chi sa nutrire speranza ed amor…”… E, a conferma, le profezie che scaturiscono sono in sintonia.
San Paolo ci rammenta che
“La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. (Rm. 5,5).
La Comunità Maria, ce lo ripetiamo sempre, non è frutto dell’unione degli intenti umani dei suoi componenti, ma è il “dono dei doni”, è l’ambiente dove scaturiscono tutti i doni dello Spirito e dove lo Spirito Santo si compiace di dimorare, anche a prescindere dai limiti e dalla fragilità dei singoli fratelli. E una volta che abbiamo messo le nostre fragilità nelle mani del Signore è sempre e solo con la lode, la principale vocazione della Comunità, che facciamo l’esperienza di diventare “una cosa sola” in Gesù e nel Padre.
Ed è in questo particolare momento che assistiamo ai miracoli che avvengono nei cuori. Che gioia vedere fratelli chiedere perdono ad altri fratelli, per le inevitabili debolezze della propria umanità. E che gioia sentire di un fratello che aveva deciso di allontanarsi dalla comunità per incomprensioni con i responsabili, che poi si domanda: “Ma come posso fare a meno della comunità, io che per anni e anni mi son sentito anima della sua anima?...”
La “consegna” che viene affidata alla comunità non lascia spazio a dubbi:
La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. (1 Pt. 4,7-11)