
XVII° INCONTRO REGIONALE SICILIA
“Ho visto le sue vie, ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni”. (Is 57,18)
Quando, dopo aver a lungo pregato insieme, si torna a casa con un tesoro nel cuore, si è certi che la Comunità è la fonte del nostro benessere spirituale perché è un luogo privilegiato per incontrare il Signore che libera, guarisce e salva.
Al Sea Palace Hotel di Brolo sono ancora tutti stupiti. Mai era successo che per gli incontri regionali della comunità registrassero il “tutto esaurito!” E nessuno si sarebbe mai aspettata una così numerosa partecipazione di fratelli per tutto l’arco dei tre giorni in cui abbiamo vissuto il XVII incontro che si è svolto dal 13 al 15 novembre. Avrà contribuito il clima primaverile di questa sorprendente estate di S. Martino! Anche se diverse opinioni convergono sull’idea che l’ultimo Convegno Nazionale di Fiuggi abbia segnato una sorta di spartiacque col passato e, finalmente, si sia presa coscienza della potente immissione di grazia che il Signore si è compiaciuto di stabilire sulla comunità, con un aumento della consapevolezza nei fratelli, che quella della Comunità Maria, è una vera vocazione alla santità, un dono prezioso che portiamo in “fragili vasi” e che dobbiamo custodire e alimentare con un impegno, personale e comunitario, sempre “incarnato” in ciò che è tutto il nostro vissuto.
Anche la Profezia dell’Incontro è sembrata muoversi sul binario della chiamata del Signore. L’ampio cap. 57 di Isaia, da cui è tratto il cuore della profezia, parla chiaramente.
“Poichè io non
voglio contendere sempre, né per sempre
essere adirato; altrimenti davanti a me
verrebbe meno lo spirito e il soffio vitale
che ho creato”... “Non sono io che uso
pazienza e da sempre chiudo un occhio?“
(Is 57,16.11).
Ed ecco il grande annuncio di consolazione:
“Ho visto le sue vie,ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni”. (Is 57,18).
Ecco perché, all’inizio della preghiera, non ci si preoccupava molto di quella sorta di “inerzia” che spesso caratterizza le esperienze di preghiera in comunità: ciò che contava era l’essere lì, riuniti come popolo davanti al Signore e col cuore fiduciosamente abbandonato alle sue mani, che avrebbero guarito, consolato, “rialzato la tenda di Giacobbe”.
Il Signore ci parlava con la sua Parola, ci invitava e ci ammoniva con fermezza: “Se oggi udite la voce del Signore, non indurite il vostro cuore, come nel giorno di massa nel deserto, quando i vostri padri mi tentarono pur avendo visto le mie opere” E la parola “forte” del Signore veniva accolta non con agitazione o paura, o armeggiando con congetture di facili scuse o alibi; c’era una forma di “santa resa” alla verità che il Signore con fermezza, ma con amorevole dolcezza, ci annunciava per bocca dei fratelli. La conseguenza di tale “remissione” nella mani del Signore schiudeva nuove frontiere di verità: “A coloro che l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Eravamo finalmente liberi di invocare lo Spirito Santo su di noi e sulla comunità, ma anche sui fratelli più deboli che ancora rimanevano imprigionati dalle loro difficoltà.
Nella preghiera di Adorazione il Signore è venuto a scrollarci da quella forma di incredulità che nasce dall’abituarsi alle meraviglie di Dio, e anche dalle situazioni per cui tante volte abbiamo invocato il Signore e sono rimaste tali e quali.
Il Signore ci chiede la conversione del cuore, il vivere per Dio, l’accoglienza e la custodia della presenza dello Spirito Santo senza contristarlo col nostro peccato.
Seguono le testimonianze, alcune veramente toccanti, come l’esperienza di una sorella che ha perduto da qualche mese il marito, e di un fratello, colpito da un tumore osseo. Il Signore non lo ha guarito, è vero, ma lo ha reso strumento di testimonianza anche nei confronti di medici miscredenti attraverso una singolare grazia: il suo tumore, fra i più atroci per il grado di sofferenze che comporta, è stato vissuto con grande serenità e senza che alcun dolore lo toccasse! Addirittura – fra lo stupore dei medici – non ha mai avuto bisogno neanche della morfina!
Toccante anche la testimonianza di una coppia di genitori di una bambina sottoposta ad intervento chirurgico già nel suo primo giorno di vita.
Nel giorno conclusivo dell’incontro la Comunità ha sperimentato la tenerezza della maternità di Maria.
Ci siamo avvicinarti in processione ai piedi di Maria. In quel gesto di abbandono abbiamo provato tutti una grande commozione e tanta consolazione. Da quel momento la lode si eleva libera e potente da tutta l’Assemblea. Infine si riuniscono tutti i bambini ai piedi della Mamma Celeste e la comunità inizia una preghiera che parte dalla benedizione dei piccoli per estendersi fino ai confini della terra in una forma d’intercessione universale che giunga ai bimbi di tutto il mondo.
Questa è l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi!
Si ritorna alle nostre case con un tesoro nel cuore: la certezza di essere chiamati a vivere la nostra fede in seno alla Comunità. E il sigillo dello Spirito Santo su questa vocazione è una “fiamma” che ci attesta che siamo immersi non soltanto nell’amore del Signore, ma in quello di Maria attraverso il dono della Comunità Maria. Una fiamma da non far spegnere, da custodire e alimentare ogni giorno con il nostro “sì”. Sì all’amore del Signore e a quello verso i fratelli che Dio ci ha messi accanto, specie i fratelli di fede in comunità, con i quali possiamo, in Cristo, divenire “una cosa sola come Gesù e il Padre sono una cosa sola”.